PROGETTARE E COSTRUIRE UNA VERA RESILIENZA AZIENDALE

Costruire la resilienza aziendale attraverso informazione, innovazione e collaborazione: strategie per una gestione efficace dei rischi


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Immaginate di essere su una barca in mezzo all'oceano. Il sole splende, il mare è calmo. All'improvviso, si profila una tempesta all'orizzonte. Venti impetuosi, onde imponenti, pioggia battente. Come reagisce la vostra barca? Affonda sotto il peso delle avversità o cavalca le onde, adattandosi alle mutevoli condizioni?

Questa è l'essenza della resilienza aziendale. Non si tratta solo di sopravvivere alle crisi, ma di prosperare nonostante esse. È la capacità di un'organizzazione di anticipare, prepararsi, rispondere e adattarsi a cambiamenti dirompenti per sopravvivere e prosperare.

Eventi come una pandemia, gli attacchi informatici, le interruzioni della catena di approvvigionamento e i disastri naturali hanno messo in luce la vulnerabilità delle organizzazioni e bisogna rendersi conto che, purtroppo, queste non sono più anomalie; sono la nuova normalità.

Ed è qui che la resilienza si unisce alla gestione dei rischi. Tradizionalmente, la gestione del rischio si è concentrata sull'identificazione, la valutazione e la mitigazione delle minacce ma, in un contesto di incertezza costante, questo non basta più. La resilienza sposta l'obiettivo dalla mera prevenzione dei rischi alla costruzione della capacità di rispondere e adattarsi quando i rischi si concretizzeranno.

Ma come si costruisce questa resilienza? Ci sono tre elementi che risultano fondamentali: l'informazione, l'innovazione e la collaborazione.

L'informazione è il carburante della resilienza. Senza una chiara visione dei rischi e delle opportunità, le organizzazioni navigano alla cieca. Raccogliere, analizzare e condividere dati è fondamentale per prendere decisioni informate in tempi di crisi.

L'innovazione è il motore. In un mondo come quello in cui stiamo vivendo, le soluzioni di ieri potrebbero non funzionare domani. Abbracciare nuove tecnologie, processi e idee è essenziale per adattarsi alle nuove problematiche da gestire.

La collaborazione è il catalizzatore. Nessuna organizzazione è un'isola. Lavorare insieme, sia internamente che con partner esterni, permette di mettere in comune risorse, conoscenze e best practice per affrontare le crisi.

Il ruolo dell'informazione

"Senza dati sei solo un'altra persona con un'opinione"
(W. Edwards Deming)

L'informazione è potere. Ma quando si tratta di resilienza, è molto di più: è un'ancora di salvezza. In un mare di incertezze, i dati sono la bussola che guida le organizzazioni attraverso le tempeste.

Ma da dove iniziare? Il primo passo è la raccolta dei dati. Questo significa mettere in atto sistemi per monitorare continuamente i rischi interni ed esterni. Dagli indicatori finanziari ai feedback dei clienti, dalle minacce informatiche alle condizioni meteorologiche, ogni dato conta. "I dati non mentono. Forse non ci diranno tutta la storia ma ci diranno sempre la verità.

I dati grezzi, però, sono come diamanti non lavorati: hanno un potenziale immenso, ma richiedono una bella lucidatura. Qui entra in gioco l'analisi dei dati. Con gli strumenti giusti, come gli algoritmi di machine learning e cruscotti per la visualizzazione, è possibile trasformare il caos dei dati in informazioni chiare perché iniziano a emergere dei modelli, si rivelano tendenze e i segnali di allarme iniziano a lampeggiare davanti ai nostri occhi. Armati di queste informazioni, le persone all'interno delle aziende possono prendere decisioni proattive per mitigare i rischi prima che diventino vere e proprie crisi.

Ma l'informazione non è utile se rimane isolata in silos: dev'essere condivisa in tutta l'organizzazione e anche fuori. In tempi di crisi, la trasparenza è fondamentale e i leader devono comunicare frequentemente e onestamente, anche quando le notizie non sono buone perché la comunicazione non riguarda solo le parole che vengono dette ma anche la coerenza, la prevedibilità e l'affidabilità del messaggio nel tempo.

Ora che abbiamo gettato le basi dell'informazione, esploriamo il prossimo pilastro della resilienza: l'innovazione.

Il potere dell'innovazione

"L'innovazione distingue un leader da un seguace "
(Steve Jobs)

Quando le vecchie soluzioni non funzionano più, l'innovazione offre una via d'uscita. Ma cosa intendiamo esattamente per innovazione? Non si tratta solo di nuovi gadget o di una app. Si tratta di un modo di pensare, di una mentalità che abbraccia il cambiamento, sfida lo status quo e cerca costantemente modi migliori di fare le cose.

Nel contesto della resilienza, l'innovazione si manifesta in molte forme. Uno dei più potenti è l'adozione di nuovi strumenti e tecnologie per la gestione dei rischi. Prendiamo l'intelligenza artificiale per esempio. Algoritmi di machine learning possono analizzare volumi massicci di dati, identificando pattern e anomalie che l'occhio umano potrebbe perdere. Possono scansionare migliaia di fonti di notizie, social media e report per rilevare segnali di rischio emergenti. E possono automatizzare processi di routine, liberando molto tempo che gli esperti di risk management possono dedicare a compiti più strategici.

Le tecnologie cloud sono un altro game-changer. Spostando i dati e le applicazioni nel cloud, le organizzazioni possono migliorare la resilienza garantendo che le informazioni critiche siano accessibili da qualsiasi luogo, in qualsiasi momento.

Ma l'innovazione va oltre la tecnologia. Si tratta anche di coltivare un pensiero creativo per trovare soluzioni non convenzionali. Quando la pandemia ha colpito, molte aziende che producevano alcolici hanno affrontato il crollo delle vendite nei bar trasformando i loro impianti per produrre disinfettante per le mani, rispondendo a una domanda che stava crescendo giorno dopo giorno.

Incoraggiare questo tipo di sperimentazione e apprendimento è fondamentale per la resilienza. Significa creare una cultura in cui le idee audaci sono celebrate, non soffocate e dove gli errori non sono visti come una vergogna da nascondere ma come un'opportunità di crescita perché l'apprendimento continuo è la norma.

Naturalmente, coltivare una mentalità innovativa richiede investimenti. Non solo in tecnologia ma in persone in grado di supportare questa mentalità. Significa attrarre talenti diversi, formarli con nuove competenze e dare loro la libertà di innovare.

Ora che abbiamo visto il ruolo dell'informazione e il potere dell'innovazione, rivolgiamo la nostra attenzione al terzo pilastro della resilienza: la collaborazione.

L'importanza della collaborazione

"Da soli possiamo fare così poco; insieme possiamo fare così tanto"
(Helen Keller)

La collaborazione è il ponte che collega diverse prospettive, competenze e risorse, permettendo alle organizzazioni di navigare anche nelle tempeste più difficili.

"Collaborare" non significa semplicemente lavorare insieme. Si tratta di un impegno profondo e sostanziale di tutte le parti interessate verso un obiettivo comune. Si tratta di abbattere i muri virtuali dei singoli reparti, di condividere conoscenze e di mettere in comune le risorse per il bene collettivo.

Nel contesto della resilienza, la collaborazione inizia con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder. Questo significa portare al tavolo non solo il top management, ma anche i dipendenti, i clienti, i fornitori, gli investitori, ecc. perché ognuno porta una prospettiva unica e preziosa. I dipendenti, per esempio, spesso hanno una visione più approfondita dei rischi legati alle attività quotidiane mentre i clienti possono segnalare tendenze emergenti del mercato. Coinvolgendoli nel processo di gestione del rischio, le organizzazioni possono ottenere una comprensione più completa del panorama delle minacce, un'immagine più ricca di sfumature.

Ma il coinvolgimento è solo l'inizio del lavoro. Per essere veramente efficace, la collaborazione richiede strutture e processi dedicati. Ecco perché molte organizzazioni leader costituiscono team dedicati alla gestione dei rischi che riuniscono esperti di diversi dipartimenti - amministrazione, IT, HR, legale, ecc. - per identificare, valutare e mitigare i rischi a 360 gradi e sviluppare soluzioni integrate.

Ma la collaborazione non si ferma ai confini dell'organizzazione perché la resilienza spesso richiede partnership strategiche con attori esterni come i fornitori per rafforzare la catena di approvvigionamento, gli enti certificatori per comprendere meglio il panorama normativo e addirittura i concorrenti per affrontare i problemi comuni del settore.

Naturalmente, una collaborazione efficace non è facile. Richiede fiducia, comunicazione aperta e un impegno condiviso verso il successo reciproco. Richiede la volontà di mettere da parte gli interessi meramente personali e di lavorare per un bene più grande. E richiede una leadership che dia l'esempio, modellando comportamenti collaborativi e creando una cultura del lavoro di squadra.

Integrare informazione, innovazione e collaborazione

"Il tutto è più della somma delle sue parti"
(Aristotele)

Fino ad ora, abbiamo esplorato i tre pilastri della resilienza aziendale - informazione, innovazione e collaborazione - come entità distinte. Ma la vera magia accade quando questi elementi si uniscono in una sinergia potente. Come le singole fibre che compongono una corda, ogni pilastro rafforza e amplifica gli altri, creando una resilienza che è molto più forte della somma delle sue parti.

Considerate, ad esempio, il modo in cui l'informazione alimenta l'innovazione. In un ambiente guidato dai dati, le informazioni derivate dall'analisi dei dati sono il carburante che accende la scintilla dell'innovazione. Identificando pattern, tendenze e opportunità nascosti, le organizzazioni possono sviluppare soluzioni innovative che non solo mitigano i rischi ma permettono anche di accogliere nuove opportunità per la crescita.

Allo stesso modo, l'innovazione favorisce la collaborazione. Strumenti digitali come piattaforme di project management, software di videoconferenza e applicazioni di messaggistica rendono più facile che mai per i team collaborare senza soluzione di continuità attraverso i confini geografici e funzionali. E metodologie innovative creano strutture per la collaborazione multifunzionale, riunendo diversi stakeholder per co-creare soluzioni.

E la collaborazione, a sua volta, migliora la qualità dell'informazione. Quando le persone si fidano l'una dell'altra e si sentono psicologicamente al sicuro nel condividere idee e preoccupazioni, le organizzazioni ottengono una visione più completa del loro panorama di rischio. La diversità di prospettive arricchisce la base di conoscenze collettive, permettendo decisioni più informate e proattive.

Naturalmente, integrare questi pilastri è più facile a dirsi che a farsi perché richiede un cambiamento di mentalità che porti a vedere l'organizzazione come un sistema vivente interconnesso. Richiede investimenti in tecnologia, processi e persone. E richiede una leadership che sia disposta a dare l'esempio, abbracciando l'incertezza e incoraggiando l'apprendimento continuo.

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