PUNTO 10.3 DELLA ISO 14001: TRASFORMARE GLI INDICATORI AMBIENTALI IN MICRO-KAIZEN QUOTIDIANI

Un metodo pratico, efficace e conforme al punto 10.3 della ISO 14001:2015 per migliorare in maniera continua le performance ambientali della vostra organizzazione

punto 10-3 della ISO 14001: micro-kaizen giornalieri

Cerchiamo di essere realistici: i dati non mancano e il problema non è l'informazione ma la sua traduzione in azione.

La verità è che c'è un abisso tra conoscere le e fare ciò che bisogna fare. Ogni giorno dobbiamo scendere a patti con la nostra mente (e con quelle dei colleghi), con le nostre abitudini (e con quelle del management), con il nostro desiderio di comodità (e con quello di tutti coloro che lavorano nella nostra organizzazione).

Le statistiche ci dicono che oltre l'80% delle persone si dichiara preoccupata per l'ambiente, ma meno del 20% modifica effettivamente le proprie abitudini in modo significativo. Non si tratta, quindi, di un gap di informazione ma di un gap di esecuzione. La conoscenza, senza un meccanismo per tradurla in comportamento, è solo rumore di fondo.

Ecco dove entra in gioco il micro-KAIZEN che non chiede di ribaltare completamente la nostra vita dall'oggi al domani ma che si basa sul miglioramento continuo attraverso cambiamenti piccolissimi, quasi impercettibili. Del resto, ormai sono in molti a sostenere che non siano i gesti straordinari fatti una volta ogni tanto a cambiare davvero le cose ma i comportamenti costanti e ripetuti per anni.

Parlare di “micro-KAIZEN” in chiave di ISO 14001 ha un senso perché l’approccio Kaizen si adatta perfettamente alla gestione ambientale dato che trasformare dati ambientali in azioni immediate genera risultati concreti e cumulabili nel tempo e che il punto 10.3 della ISO 14001 richiede un miglioramento continuo delle prestazioni ambientali.

Partire dagli indicatori dell'applicazione della ISO 14001 per avviare i nostri micro-miglioramenti quotidiani è particolarmente conveniente perché è qualcosa che abbiamo già. Selezionare indicatori operativi (come, ad esempio, il consumo energia, di acqua o di materiali) e di processo (come la quantità di rifiuti generati, l'efficienza delle macchine, ecc.) per identificare tempestivamente sprechi e inefficienze e porvi immediatamente rimedio è, dunque, un modo intelligente di implementare i requisiti della norma.

Conviene scegliere i pochi indicatori davvero importanti e concentrarsi su di essi grazie a dashboard, pannelli visivi di tipo andon e notifiche di allarme per monitorare in tempo reale, far parlare direttamente i dati e intervenire immediatamente là dove serva (qui trovate un nostro articolo sul visual management che vi può essere utile).

I dati parlano: punto 10.3 della ISO 14001 miglioramento continuo

Gli indicatori ambientali si dividono essenzialmente in tre categorie:

  • indicatori di pressione che ci dicono dicono cosa sta causando il problema
  • indicatori di stato che mostrano come sta effettivamente l'ambiente
  • indicatori di risposta che misurano cosa stiamo facendo al riguardo

Il vero potere che deriva dall'avere degli indicatori sta nel chiederci: "Cosa significa realmente questo numero per noi?". Prendiamo un indicatore comune come il consumo energetico per unità di prodotto. Se ci dicono che la nostra azienda consuma 4,2 kWh per produrre un singolo componente, questo dato rimane solo un numero finché non lo traduciamo. Ad esempio: 4,2 kWh equivale a tenere acceso un condizionatore industriale per due ore o al costo energetico di 1,2€ che va direttamente a erodere il margine di profitto su quel prodotto. Improvvisamente, non si tratta più solo di un indicatore ambientale ma di un indicatore economico.

I dati ambientali devono farci agire, non generare allarmeo

Se un report ci dice che ogni anno perdiamo 4,7 milioni di ettari di foresta, cosa significa realmente per noi? Si tratta di 6.500 campi da calcio al giorno ma anche questo non è abbastanza personale. Il vero punto di svolta avviene quando ci chiediamo: "Qual è la nostra parte in questo?" Forse sono i 2 chilogrammi di carta che consumiamo ogni settimana, equivalenti a un albero ogni quattro mesi.

Un nuovo modello

Quello che vi proponiamo è un nuovo modello che si basi su indicatori, analisi, micro-aziona e responsabilizzazione). Una cosa semplicissima:

  • Indicatore: scegliete un solo indicatore ambientale rilevante. La dispersione dell'attenzione è fatale per un vero cambiamento
  • Analisi: chiedetevi: "Quali sono esattamente i nostri comportamenti che influenzano questo indicatore?". Siate onesti: se l'indicatore è il consumo energetico nella vostra PMI, non puntate subito alle grandi macchine. Guardate prima le luci che rimangono accese quando non servono, i computer che non vanno mai in standby, le temperature delle stanze troppo alte
  • Micro-azione: identificate una singola micro-azione che potetei implementare immediatamente. Se produce anche il minimo beneficio economico, ancora meglio
  • Responsabilizzazione: con chi condividerete questo impegno? Senza responsabilizzazione, le intenzioni sono solo parole al vento. Chi verificherà i progressi? Chi celebrerà i piccoli successi?

Nelle PMI, di solito, le aree dove ci può essere un buon ritorno a livello di miglioramento ambientale tendono a raggrupparsi in cinque categorie:

  • energia
  • materiali
  • trasporti
  • acqua
  • rifiuti

ma attenzione: non tutte hanno lo stesso peso. Il principio di Pareto si applica anche qui: l'80% del vostro impatto ambientale deriva probabilmente dal 20% delle vostre attività. La domanda da farsi è: "Quale singola attività, se modificata anche minimamente, porterebbe il maggior beneficio ambientale con il minor sforzo?".In una piccola impresa manifatturiera, potrebbe essere l'ottimizzazione del taglio dei materiali per ridurre gli scarti. In un'azienda di servizi, potrebbe essere la riduzione delle stampe non necessarie. In un'attività di ristorazione, potrebbe essere la gestione delle porzioni per ridurre lo spreco alimentare.

Fate questo semplice esercizio: in una settimana normale annotate ogni singola attività che ha un impatto ambientale. Alla fine della settimana, classificate queste attività in base a due parametri: l'impatto potenziale e la facilità di modifica. Concentratevi su quelle ad alto impatto e più facili.

Applichiamo il ciclo PDCA agli indicatori

Una volta individuati gli indicatori sui quali concentrarci, applicando il ciclo PDCA possiamo ottenere dei micro-miglioramenti anche in sole 24 ore.

Partiamo dalla fase "Plan" (pianificazione) in cui stabiliremo del mini-obiettivi come, ad esempio, "+1% al giorno". E' importante che questi obiettivi siano realistici e incrementali per ogni giornata lavorativa, in modo che le persone possano focalizzarsi su miglioramenti immediatamente visibili.

Nella fase di "Do" (esecuzione) si svolgeranno gli interventi rapidi (al massimo di 60 minuti) e concreti che sono stati pianificati precedentemente.

Il terzo step, quello del "Check" (controllo) è caratterizzato da brevi riunioni di una quindicina di minuti da effettuarsi direttamente sul campo per discutere i risultati ottenuti e identificare ulteriori margini di miglioramento.

Infine la fase di "Act" (standardizzazione) consentirà di consolidare le buone pratiche nel processo quotidiano e intervenire nuovamente lì dove i problemi non siano stati risolti o non ci sia stato il miglioramento sperato.

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