FALLACIA "AD HOMINEM": COME EVITARLA NEL NOSTRO LAVORO

Conoscete la fallacia ad hominem? Ci cadete ogni tanto o la riscontrate nei vostri colleghi? Come evitarla e come reagire

La fallacia ad hominem: riconoscerla ed evitarla

"Solo un mostro potrebbe dire queste parole".
"Ti ricordo che il medico che ti ha invitato a smettere di fumare, fuma"
"Non dovresti credere a lui, è un idiota"
"Prima che ascoltiate il mio avversario, ricordate che è stato condannato per frode"
"Questa proposta è ridicola, l'ha scritta un millennial che passa le giornate su TikTok"
"Sei appena uscito dall'università e non hai idea dei costi di implementazione di quello che proponi"

Cosa abbiamo appena fatto scrivendo le frasi qui sopra?

Sono tutti esempi di fallacia "ad hominem" (dal latino "contro l'uomo"). Questa fallacia logica rappresenta una delle strategie argomentative più diffuse e ingannevoli in cui potete imbattervi. Invece di confutare il contenuto di un'argomentazione, chi commette questa fallacia attacca direttamente la persona che la sostiene, cercando di screditarla e di minare così la sua credibilità agli occhi dell'interlocutore o del pubblico.

Nel nostro mondo polarizzato, dove il dibattito si trasforma rapidamente in scontro personale, la fallacia "ad hominem" è diventata l'arma preferita di chi non vuole confrontarsi con le idee. Dai talk show televisivi alle riunioni aziendali, dai social media alle conversazioni quotidiane, questa strategia argomentativa si è diffusa come un virus, minando la qualità del nostro discorso pubblico e professionale.

Ogni giorno siamo bombardati da esempi: politici che si accusano reciprocamente di incompetenza senza discutere le proposte, colleghi che screditano le idee altrui facendo riferimento all'inesperienza, dibattiti online che degenerano in attacchi personali. Questa fallacia, purtroppo, pur essendo logicamente scorretta, funziona spesso alla perfezione, facendo leva sulle nostre emozioni e sui nostri pregiudizi. Questa ricerca mostra che gli attacchi "ad hominem" possono essere efficaci quanto argomentazioni basate su prove, specialmente in politica, dove influenzano l'opinione pubblica.

Il nostro cervello è programmato per prendere scorciatoie cognitive che ci aiutano a elaborare rapidamente le informazioni. Purtroppo, queste stesse scorciatoie ci rendono vulnerabili alle fallacie logiche:

  • effetto alone: tendiamo a trasferire automaticamente giudizi negativi su una caratteristica di una persona a tutte le sue altre qualità. Se scopriamo che qualcuno ha commesso un errore in passato, siamo propensi a screditare anche le sue idee più valide
  • bias di conferma: cerchiamo e accettiamo più facilmente informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti. Se già non ci piace qualcuno, un attacco alla sua persona ci sembrerà più convincente di un'analisi oggettiva delle sue argomentazioni
  • euristiche della disponibilità: tendiamo a dare maggior peso alle informazioni che ci vengono in mente più facilmente. Le caratteristiche negative di una persona si ricordano spesso più dei contenuti delle sue argomentazioni
Perché cadiamo nella fallacia ad hominem?

Politici e avvocati non sono stati certo i primi a fare ricorso a questo strumento e ne troviamo riscontri in molti altri campi.

Ne "Il crogiolo" di Arthur Miller, ad esempio, Cheever tenta di screditare John Proctor informando il tribunale che Proctor la domenica, invece di andare in chiesa, ara i campi. Questo è un attacco ad hominem che mette in discussione la pietà di Proctor per minare la sua difesa della moglie e degli altri accusati di stregoneria. Le pratiche religiose di Proctor, infatti, sono irrilevanti per la verità delle accuse.

CHEEVER: Lui ara la domenica, signore.
DANFORTH: Ara la domenica!
CHEEVER (scusandosi): Penso che sia una prova, John. Sono un ufficiale del tribunale, non posso tacerlo.
PROCTOR: Io...io ho arato una o due volte di domenica. Ho tre figli, signore, e fino all’anno scorso la mia terra rendeva poco.
GILES: Se si sapesse la verità, trovereste altri cristiani che arano la domenica.
HALE: Vostro Onore, non credo possiate giudicare quest’uomo su una simile prova.
DANFORTH: Io non giudico nulla.

Nella tragedia "Otello" di William Shakespeare , Brabantio respinge la possibilità che Desdemona possa amare Otello accusandolo di aver usato la magia o un filtro d'amore a causa della sua razza e dell'età. Anche questo è un attacco ad hominem perché si ricorre al pregiudizio per negare l'affetto genuino tra lui e Desdemona.

"Sozzo ladrone, dove l’hai nascosta? Dannato come sei, sicuramente tu me l’hai stregata, perché non c’è persona di cervello che possa dire che una come lei, una fanciulla bella e fortunata, e così refrattaria a maritarsi da rifiutare tutti i vagheggini più ricchi e riccioluti di Venezia, sarebbe mai sgusciata via da casa, offrendosi al ludibrio della gente, per correre al fuligginoso petto di un coso come te, se non costretta e incatenata da pratiche magiche, alla paura, non certo al piacere!
Giudichi il mondo, se non sia palese che devi aver usato su di lei immondi sortilegi, profittando della fragile sua giovane età con turpi filtri e malefiche droghe, che fiaccano qualsiasi resistenza. Farò che questa storia sia portata davanti alla giustizia; perché è cosa non solo assai probabile, ma palpabile, da toccar con mano. Perciò io qui t’arresto, sotto l’accusa di circonvenzione mediante l’esercizio fraudolento di pratiche vietate dalla legge
"

I filosofi hanno da tempo riconosciuto e discusso la fallacia ad hominem, sia come strumento retorico che come errore logico. Ne è un esempio questo passo delle "Nuvole" Di Aristofane in cui Socrate e i suoi discepoli vengono presentati come uomini capaci di convincere le persone di cose assurde:

"Quello è il pensatoio di anime sapienti. Ci abitano uomini che parlando ti convincono che il cielo è una stufa che ci sta intorno e noi siamo il carbone. Se li paghi, questi ti insegnano a parlare e a vincere con la ragione o col torto"
(Aristofane parlando di Socrate e dei suoi allievi ne: "Le nuvole") 

Per sottolineare che quello contro Socrate e i suoi allievi era un attacco inutile, Platone, nella sua "Apologia di Socrate" scrive:

"Voi mi avete sentito accusare da molti, e in particolare da Aristofane, il quale in una sua commedia faceva comparire qui un certo Socrate, dicendo che andava in giro a investigare le cose del cielo e a scrutare quelle sotterra, e che faceva apparire la ragione più debole più forte. Queste sono le accuse che molti di voi hanno sentito, e che hanno contribuito a diffondere la fama che io sia un uomo sapiente, che indaga su cose celesti e sotterranee e che fa apparire il discorso più debole come il più forte, e che insegna queste cose agli altri". Se Platone lottò per portare l'attenzione sulle argomentazioni, distogliendola dalle persone, non si può dire lo stesso per Nietzsche che suggerì che Schopenhauer non potesse essere un pessimista perché suonava il flauto!

"E sia detto di passata: un pessimista, un negatore di Dio e del mondo, che si "arresta" di fronte alla morale – uno che afferma la morale e suona il flauto, che si lascia andare a piccole gioie, come, per esempio, Schopenhauer, che ogni giorno dopo pranzo si dilettava con il flauto: non è forse in fondo un refutatore della morale?"

Fallacie "ad hominem" nel nostro lavoro quotidiano e come difendersi

Facciamo adesso qualche esempio di fallacia "ad hominem" che potreste riscontrare nella vostra quotidianità.

In una riunione potreste sentirvi dire: "Certo che parli di non-conformità tu che non hai mai lavorato in reparto e hai studiato solo sui libri!".
In questo caso, si attacca l’esperienza (background) invece di entrare nel merito dell'argomento presentato. Come si dovrebbe rispondere? Ad esempio così: “Ok, la mia esperienza è diversa dalla tua, ma possiamo parlare del 4 % di rilavorazioni che costituiscono un dato oggettivo?

La fallacia ad hominem nel mondo del lavoro

Se durante un audit interno, invece, vi viene detto: "I tuoi rilievi valgono zero: sei appena arrivato, non conosci la nostra realtà", cercando di far leva sulla vostra inesperienza, riportate il discorso sull'argomento che si sta trattando dicendo, ad esempio: “Sono qui solo da 2 mesi e questo lo sanno tutti ma la tracciabilità dei lotti va documentata. Come possiamo fare secondo te?

Un altro tipo di attacco "ad hominem" potrebbe essere questo: "Parli di miglioramento continuo, ma i tuoi report sono pieni di errori di battitura: prima impara a scrivere!". In questo caso si cerca di delegittimare le idee espresse, facendo leva sulla forma. La migliore risposta è questa: “Correggerò i refusi, grazie di avermeli fatti notare, intanto però valutiamo se la proposta che ho fatto potrebbe ridurre i tempi di risposta ai clienti”.

Esistono diverse strategie per contrastare efficacemente le fallacie ad hominem, ad esempio:

  • sottolineare l'irrilevanza dell'attacco
  • riportare la discussione sull'argomento oggetto del dibattere
  • ignorare l'attacco e continuare con l'argomentazione
  • riconoscere l'attacco e andare avanti, ad esempio: "Prendo atto che sai quando ho iniziato a lavorare qui, adesso possiamo tornare all'argomento della riunione?
  • usare l'umorismo per stemperare la situazione
  • giustificare esplicitamente la rilevanza degli attacchi quando sono effettivamente pertinenti (ad esempio, nel caso degli errori di battitura) ma poi ritornare al tema della discussione

E se siete voi a commettere questa fallacia logica?

Diciamoci la verità: chi di noi non è mai caduto in questa fallacia logica? E' umano, anche se sgradevole. Nell'ambito del nostro lavoro, però, cadere nell'attacco personale è davvero imperdonabile perché dovremmo essere oggettivi e portare avanti i principi delle norme che facciamo applicare nelle nostre organizzazioni, quindi la strada della fallacia "ad hominem" è doppiamente pericolosa.

Quando restiamo a corto di argomenti e non contestiamo le proposte di chi abbiamo davanti ma cerchiamo di offenderlo o screditarlo, diamo il via a una serie di conseguenze che sono davvero l'ultima cosa da augurarsi come professionisti (ma anche come esseri umani):

  • mettiamo i nostri colleghi sulla difensiva e li poniamo nelle condizioni di non presentarci più proposte di miglioramento, idee, perplessità
  • creiamo un clima deleterio per l'implementazione della qualità, dell'attenzione all'ambiente o della sicurezza
  • perdiamo concentrazione perché spostiamo la nostra attenzione sulla persona, invece di rivolgerla ai problemi
Smettiamo con gli attacchi personali e argomentiamo

Facciamo qualche esempio: davanti a un'analisi SWOT, potreste avere la tentazione di sbottare in questo modo con un collega che non sta centrando il punto: "Marco, che ne sai tu di mercato? Vieni dalla produzione, lascia parlare il commerciale per cortesia!". Fermatevi e riformulate la frase in questo modo: "Marco, grazie per il tuo contributo. Potresti mostrarci i dati o gli indicatori che sostengono la tua analisi di mercato? Poi li confronteremo con le evidenze raccolte dal team commerciale, così otteniamo una visione completa"

Davanti a un'FMEA sui rischi potreste dire a un collega: "Parli di rischi cyber ridicoli solo perché sei il solito nerd che vede hacker ovunque.Torniamo alla realtà per favore!" Meglio dire questo: "Capisco la tua preoccupazione. Potresti elencare i principali scenari di rischio cyber che ritieni rilevanti e i dati su impatto e sulla probabilità? In questo modo li inseriamo nella nostra matrice di rischio e verifichiamo se meritano la priorità"

Anche in questo caso esistono alcune strategie che si possono utilizzare per evitare di cadere in questa fallacia:

  • pensate a quali sono le situazioni in cui siete più vulnerabili e tendete a ricorrere a questa fallacia
  • riflettete su come vi siete sentiti quando qualcuno ha utilizzato questa fallacia contro di voi
  • focalizzatevi sui fatti, non sulle persone
  • fate domande aperte e non giudicanti
  • riconoscete i meriti della controparte nel dibattito

La nostra efficacia come professionisti dipende dalla capacità di mantenere il focus sui fatti e sulle argomentazioni, resistendo alla tentazione di semplificare il dibattito attraverso attacchi personali. Questa consapevolezza è fondamentale non solo per difenderci quando siamo bersaglio di questa fallacia, ma anche per evitare di utilizzarla noi stessi nei momenti di frustrazione o di stanchezza.

Il vero antidoto alla fallacia"ad hominem" è costruire una cultura aziendale basata sul rispetto reciproco e sul pensiero critico, dove le idee vengono valutate per il loro merito intrinseco e non in base a chi le propone. Questo richiede un impegno costante da parte di tutti, a partire da ciascuno di noi.

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