10.000 CALCI PER L'ECCELLENZA

Applicare il principio dei 10.000 calci di Bruce Lee al quality management. Sviluppare maestria nelle competenze fondamentali

10.000 calci per raggiungere l'eccellenza

Questo celebre aforisma di Bruce Lee racchiude una profonda verità che trascende le arti marziali e trova piena applicazione anche nel mondo del management e, in particolare, in quello della gestione della qualità.

I quality manager, come tanti altri professionisti, si trovano spesso a inseguire l'ultima tendenza, accumulando competenze superficiali e certificazioni in molteplici aree. L'eccellenza nella gestione della qualità, tuttavia, non deriva dalla conoscenza superficiale di numerose tecniche, ma dalla padronanza delle poche competenze fondamentali che servono in un dato contesto.

Un quality manager che ha raggiunto la maestria in un campo non si limita ad applicare qualcosa meccanicamente ma comprende le dinamiche sottostanti e sa adattare il suo approccio alle circostanze specifiche.

La ripetizione consapevole è il cuore di questa maestria. Non si tratta semplicemente di ripetere le stesse azioni, ma di praticare con attenzione, riflettendo su ogni iterazione e perfezionando continuamente l'approccio.

Esiste purtroppo un mito diffuso nel mondo aziendale: quello del "tuttologo", il professionista che pretende di padroneggiare tutte le metodologie, tutti gli strumenti, tutti gli standard. Questo approccio, sebbene possa sembrare attraente per la sua apparente versatilità, presenta limiti significativi quando si tratta di risolvere problemi complessi o di guidare trasformazioni profonde perché una conoscenza superficiale di molte tecniche raramente è sufficiente per affrontare le sfide più impegnative della qualità moderna.

A nostro giudizio, un quality manager dovrebbe avere una conoscenza sufficiente di tutto il panorama del moderno quality management per sapere, eventualmente, cosa approfondire ma dovrebbe poi scegliere di specializzarsi in quelle competenze che gli servono davvero per raggiungere i risultati che siano di suo interesse e di interesse dell'organizzazione in cui lavora.

Una competenza fondamentale, ad esempio, sarà la capacità di prevenire i problemi anziché di limitarsi a risolverli. La comprensione approfondita dei sistemi e dei processi consente di identificare e intercettare i problemi potenziali prima che si manifestino.

Chi si specializza in ciò che serve in quel momento e in quel contesto godrà di maggiore autorità e credibilità all'interno dell'organizzazione perché la competenza dimostrata in aree specifiche genera fiducia e rispetto, rendendo più facile l'implementazione di cambiamenti e miglioramenti. Quando un professionista è riconosciuto come esperto in un'area particolare, le sue raccomandazioni vengono accolte con maggiore apertura e meno resistenza.

La specializzazione, inoltre, è un terreno fertile per l'innovazione perché, paradossalmente, è proprio una comprensione profonda di un'area specifica che permette di vedere possibilità di miglioramento e innovazione che sfuggono a chi ha una conoscenza solo superficiale.

La specializzazione comporta dei problemi

Naturalmente, la specializzazione comporta anche delle problematiche da gestire. La prima è il rischio di miopia professionale: concentrarsi troppo su un'area specifica può portare a trascurare il contesto più ampio in cui si opera. I quality manager specializzati devono mantenere una sufficiente consapevolezza dell'ecosistema organizzativo per garantire che le loro iniziative siano allineate con gli obiettivi generali dell'azienda.

Il bilanciamento tra profondità e ampiezza rappresenta un'altra sfida. Se è vero che la maestria richiede specializzazione, è altrettanto vero che i quality manager necessitano di una comprensione di base di diverse aree correlate. La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio: una specializzazione profonda in alcune competenze fondamentali, supportata da una conoscenza contestuale sufficiente nelle aree complementari.

Le competenze fondamentali

L'identificazione delle competenze fondamentali su cui concentrarsi richiede un'analisi attenta che parte con la mappatura delle competenze nel proprio settore specifico. Quali sono le metodologie, gli strumenti e gli approcci più utilizzati? Quali competenze sono essenziali per operare efficacemente nel contesto particolare in cui ci si trova?

Un approccio efficace è il principio di Pareto applicato alle competenze: quali sono il 20% delle competenze che producono l'80% dei risultati? Un altro metodo consiste nell'identificare i "punti di leva" – quelle aree in cui piccoli miglioramenti nella competenza possono produrre grandi miglioramenti nei risultati complessivi.

È fondamentale, poi, allineare le competenze identificate con gli obiettivi strategici della vostra organizzazione. Un quality manager che opera in un'azienda focalizzata sull'innovazione potrebbe dover privilegiare competenze diverse rispetto a un collega che lavora in un settore altamente regolamentato dove la conformità è prioritaria.

Le competenze fondamentali per un quality manager possono essere organizzate in quattro categorie principali:

  • le competenze tecniche che comprendono la padronanza di indicatori, standard e strumenti specifici della qualità. Potrebbe trattarsi di conoscere il Six Sigma, l'analisi statistica dei processi, gli audit della qualità o come si gestiscono le non conformità. Queste competenze costituiscono la "cassetta degli attrezzi" del quality manager
  • le competenze analitiche riguardano l'analisi dei dati e la risoluzione dei problemi. Un quality manager deve essere in grado di raccogliere, analizzare e interpretare dati complessi, identificare cause e sviluppare soluzioni efficaci. Queste competenze rappresentano il motore del pensiero che guida le decisioni basate sui dati
  • le competenze di sistema si riferiscono alla capacità di adottare un pensiero sistemico. I problemi della qualità sono tipicamente interconnessi con vari aspetti dell'organizzazione. La capacità di vedere e gestire queste connessioni è essenziale per un quality management efficace
  • le competenze relazionali, infine, riguardano la comunicazione efficace, la gestione degli stakeholder, ecc. La qualità è intrinsecamente un'attività collaborativa che coinvolge diverse funzioni e livelli organizzativi. La capacità di comunicare efficacemente, ottenere consenso e guidare il cambiamento è fondamentale per l'implementazione di iniziative di qualità di successo

La pratica deliberata

Una volta individuate le competenze sulle quali concentrarci, non resta che dedicarci a loro con l'approccio della pratica deliberata che è qualcosa di completamente diverso dal semplice accumulare esperienza. Infatti, mentre l'esperienza si riferisce genericamente al tempo trascorso svolgendo un'attività, la pratica deliberata implica uno sforzo consapevole e strutturato per migliorare la performance in un'area specifica.

La pratica deliberata richiede l'impostazione di obiettivi di apprendimento progressivi. Non si tratta semplicemente di applicare ripetutamente le stesse tecniche, ma di aumentare gradualmente la complessità e la difficoltà, spingendosi costantemente oltre la propria zona di comfort. Un quality manager potrebbe, ad esempio, iniziare con l'applicazione di un metodo di analisi a problemi semplici, per poi passare progressivamente a situazioni più complesse e sfidanti.

Cruciale per la pratica deliberata è il feedback immediato e l'adattamento continuo. Il feedback – che sia da colleghi, superiori, o derivante dall'analisi dei risultati – fornisce informazioni essenziali sui punti di forza e di debolezza. Questo feedback deve poi essere utilizzato per adattare e perfezionare l'approccio, in un ciclo continuo di miglioramento.

Un approccio particolarmente efficace è quello del micro-apprendimento quotidiano: dedicare anche solo 20 minuti al giorno alla pratica deliberata di una competenza specifica può portare, nel tempo, alla maestria. Questa pratica potrebbe includere la lettura di ricerche recenti, l'analisi di un caso studio o l'applicazione di una tecnica specifica a un problema corrente. La chiave sta nella costanza e nell'intenzionalità.

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