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Certificazione etica, nuovo modello per le imprese

 
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Autore Messaggio
QualitiAmo - Stefania
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MessaggioInviato: Mer Mag 28, 2008 9:09 am    Oggetto: Certificazione etica, nuovo modello per le imprese Rispondi citando

Vi proponiamo questa intervista tratta da RomaSette: la proposta è sicuramente provocatoria. Cosa ne pensate?

Significato e contenuti della nuova proposta del Comitato per la promozione etica Onlus nell'intervista a Romeo Ciminello.

«Cambiare da una società delle convenzioni a una società di convinzioni». Questa l’aspirazione del Comitato per la promozione etica Onlus che il 29 maggio, a Roma, organizza il convegno “Sicurezza: senza etica non c’è” in cui verrà proposto un nuovo modello di certificazione etica per le imprese. Sull’iniziativa, che si svolgerà presso la Sala Antonio Neri di via Nazionale 60.

Romasette.it ha intervistato Romeo Ciminello, presidente del Comitato di Promozione Etica, e docente di Dottrina ed Etica sociale presso l’Università Gregoriana.

Professore, cerchiamo di spiegare innanzitutto cos’è la certificazione etica e quali realtà riguarda…

Attualmente si parla di certificazione etica esclusivamente in termini di SA8000, una certificazione che viene detta “etica” e che certifica il rispetto di determinati aspetti dell’azienda come l’assenza e il rifiuto del lavoro minorile, del lavoro nero, di discriminazioni oltre al rispetto dei diritti umani. Si tratta di uno standard riconosciuto, anche se, di fatto, potrebbe essere definita come una certificazione “di qualità” con un rilievo etico e può riguardare tutti i tipi d’imprese.

Qual è allora la differenza con la proposta dal Comitato di promozione etica che verrà presentata al convegno del 29 maggio?

La nostra proposta è nuova perché non si tratta di una certificazione a controllo relativo basata su di uno standard, ma di quella che si può definire una vera e propria “coscientizzazione” che tocca tutti coloro che entrano in relazione con una determinata impresa: banche, fornitori, personale, piccoli investitori, comunità locali, etc. Si tratta di coloro che io chiamo “rischioesposti” (in inglese stakeholders) e che spesso non hanno alcun parametro di valutazione dell’affidabilità dell’impresa con cui sono in contatto.

Quindi il vostro “bollino”, uso questo termine per semplificare, è in grado di garantirli?

Esatto, ma non solo. Ciò che vogliamo introdurre è un processo inverso all’attuale, un processo molto più credibile. La nostra CE attesta l’impegno etico dell’imprenditore che accetta di stringere degli accordi con i “rischioesposti”. Ora, in questo modello sono i “rischioesposti” che, di fatto, operano un controllo interessato sull’azienda, assicurandosi che gli impegni presi siano rispettati. Oggi, al contrario, coloro che attestano la CE inviano periodicamente degli incaricati esterni per controllare che certi processi avvengano attraverso le norme stabilite dal SA8000. Ma, in realtà, questo modus operandi garantisce ben poco. Basta farsi trovare “in ordine” il giorno del controllo. Tutto ciò con le modalità realizzative della certificazione rilasciata dal Comitato per la promozione etica non può accadere, in quanto sono gli stessi interlocutori dell’impresa a verificarne la qualità etica.

In più la vostra Certificazione s’ispira ad un modello ben preciso…

Sì, alla Dottrina Sociale della Chiesa che pone al primo posto la promozione della dignità dell’uomo e al secondo il conseguimento del bene comune. La base di entrambi questi elementi è il riconoscimento e il conseguimento della responsabilità sociale attraverso la mitigazione del rischio. Bisogna cominciare a capire che il piano legale non esaurisce la responsabilità sociale, certo se non c’è una legalità i rapporti umani non si possono normare, questo è ovvio, ma se manca un piano esistenziale viene meno un principio di riferimento – che nel nostro caso non può che essere quello cristiano –. Tale principio è fondamentale, poiché, a differenza delle leggi, non è interpretabile e si radica in alcuni elementi veritativi che fondano il nostro comportamento. Insomma, non per ricadere nel solito discorso sul relativismo, ma occorre non confondere l’etica con il consensualmente condiviso, con il tecnicamente valido o il democraticamente stabilito. L’etica è un’altra cosa.

Ma quali sarebbero i benefici per l’impresa che s’impegna a rispettare determinati principi attestati dalla vostra certificazione?

Per prima cosa, entrare in un tessuto all’interno del quale si compie un percorso orientato al miglioramento di sé e della propria immagine. Poi, per quanto riguarda i benefit veri e propri, chi aderirà potrà figurare nella “vetrina delle imprese etiche” che metteremo su internet e che troverà spazi in organi di informazione specialistica. Senza contare la possibilità di una qualificazione diversa nelle gare d’appalto, l’opportunità di partecipare come socio promotore della costituenda “Banca di credito cooperativo etico” (che partirà non appena raggiunte le 200 unità inizialmente previste dalla normativa vigente), il diritto ad essere inseriti in una pagina dedicata del Televideo e di poter usufruire del patrocinio del Comitato nei rapporti bancari, con il Fisco e la P.A..

Qual è la prospettiva per il Comitato di Promozione Etica in futuro?
Per il futuro c’è la speranza di diventare un authority senza un riferimento a realtà politiche o economiche precise, come accade in Germania con il “Blaue Engel”, un marchio che si è confermato un parametro di realtà oggettiva. Vogliamo crescere fuori dalle realtà istituzionali perché siamo diversi e crediamo che occorra passare dalla società delle convenzioni a quella delle convinzioni.

_________________
Stefania - Staff di QualitiAmo

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dario
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Registrato: 27/11/07 16:30
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MessaggioInviato: Mer Mag 28, 2008 9:52 am    Oggetto: Rispondi citando

non conosco bene il tema, ma c'è una differenza sostanziale con la ISO 26000?
vedi anche
http://www.iisd.org/standards/csr.asp
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QualitiAmo - Stefania
Moderatore


Registrato: 16/09/07 18:37
Messaggi: 26587

MessaggioInviato: Mer Mag 28, 2008 10:20 am    Oggetto: Rispondi citando

Ciao Dario.

Tutte queste "certificazioni", la ISO 26000, la SA 8000, la AA 1000 e anche questa che viene proposta dalla Onlus dell'intervista, vertono sulla responsabilità sociale d'impresa (o Corporate Social Responsibility - CSR).

L'argomento principe, con poche varianti, è, dunque, l'integrazione di preoccupazioni di natura etica all'interno della visione strategica d'impresa, una sorta di manifestazione della volontà delle organizzazioni di gestire efficacemente le problematiche d'impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività.

Il concetto innovativo è che l' attività d' impresa, pur mirando al profitto, deve tenere esplicitamente presenti una serie di istanze interne ed esterne all' impresa, anche di natura socio-economica.

Un'impresa che adotti un comportamento socialmente responsabile, monitorando e rispondendo alle aspettative economiche, ambientali, sociali di tutti i portatori di interesse (stakeholders) coglie anche l'obiettivo di conseguire un vantaggio competitivo e a massimizzare gli utili di lungo periodo.

Un prodotto, infatti, non è apprezzato unicamente per le caratteristiche qualitative esteriori; il suo valore è stimato in gran parte per le caratteristiche non materiali, quali le condizioni di fornitura, i servizi di assistenza e di personalizzazione, l’immagine ed infine la storia del prodotto stesso.

n relazione al concetto di responsabilità sociale si sono sviluppati modelli di gestione aziendale innovativi, legati al tema dell’etica.


SA 8000


La Social Accountability International (SAI), organizzazione internazionale nata nel 1997, ha emanato la norma SA 8000 per assicurare nelle aziende eque condizioni di lavoro, un approvvigionamento etico di risorse ed un processo indipendente di controllo per la tutela dei lavoratori: lo standard SA 8000 (Social Accountability ovvero Responsabilità Sociale) è il primo standard diffuso a livello internazionale circa la responsabilità sociale di un’azienda ed applicabile ad aziende di qualsiasi settore merceologico, per valutare l’ottemperanza delle stesse ai requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali. In particolare, lo standard prevede otto requisiti specifici collegati ai principali diritti umani ed un requisito relativo al sistema di gestione della responsabilità sociale in azienda.

Gli otto requisiti vertono su tematiche fondamentali, a livello internazionale, in materia di diritto del lavoro quali lavoro infantile, lavoro forzato, salute e sicurezza, libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva, discriminazione, pratiche disciplinari, orario di lavoro, remunerazione.

Nella fattispecie, la conformità ai predetti requisiti si concretizza nella certificazione rilasciata da un Organismo indipendente volta a dimostrare la conformità dell’azienda ai requisiti di responsabilità sociale della norma, attraverso un meccanismo analogo a quello dei sistemi di gestione per la qualità ISO 9000 e per l’ambiente ISO 14000.

Lo standard SA 8000 si caratterizza, inoltre, per la sua flessibilità. Infatti la sua versione attuale (scaricabile dal sito http://www.sa-intl.org/) può essere applicata nei Paesi in via di sviluppo, nei Paesi industrializzati, nelle aziende di piccole e grandi dimensioni e negli enti del settore privato e pubblico.

Naturalmente, l’applicazione della norma all’interno dell’azienda da sola non è sufficiente a garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, se essa non è accompagnata da un convinto impegno del vertice aziendale ad assumere un comportamento etico.

AA 1000

o standard AA1000 (o AccountAbility 1000) è uno standard di processo progettato per misurare i risultati delle imprese nel campo dell'investimento etico e sociale e dello sviluppo sostenibile.

Introdotto nel 1999 dall’ISEA (Institute of Social and Ethical Accountability), con sede in Gran Bretagna, si tratta di uno standard nato per permettere, alle organizzazioni che lo vogliano adottare, di promuovere la qualità dei processi di "social and ethical accounting, auditing and reporting" in modo da garantire il miglioramento della responsabilità sociale dell’impresa. Attraverso la AA1000 si può dimostrare l’impegno per il rispetto dei valori etici attraverso strumenti oggettivi, imparziali e trasparenti.

AA 1000 è un modello dinamico, cioè tende al miglioramento costante e continuo dei comportamenti, attraverso un approccio progressivo che consente la sua costruzione nel tempo.

Esso si articola in cinque fasi:

1. Planning: vengono definiti i valori e gli obiettivi sociali ed etici dell'organizzazione e vengono identificati gli stakeholder;
2. Accounting; viene definito lo scopo del processo, vengono raccolte ed analizzate le informazioni, identificati gli indicatori e gli obiettivi, e si sviluppa quindi un piano di miglioramento;
3. Auditing e reporting: viene realizzata una comunicazione scritta o verbale (report) da sottoporre agli stakeholder per ottenerne una condivisione;
4. Embedding: vengono istituiti sistemi (gestione e raccolta delle informazioni, implementazione dei valori, audit interna), sviluppati per rafforzare il processo e per integrarlo nel migliore dei modi;
5. Stakeholder engagement: l'Organizzazione in tutte le fasi del processo rimane in stretto collegamento con i suoi Gruppi di interesse.

I benefici che l’azienda ottiene adottando questo standard consistono soprattutto nel consolidamento del rapporto con gli stakeholders, migliorando la partecipazione, la fiducia e il mantenimento di buone relazioni nel tempo; inoltre, può derivarne un miglioramento del dialogo con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione, riducendo le conflittualità ed instaurando un rapporto di collaborazione e arricchimento reciproco.


ISO 26000

La pubblicazione definitiva dovrà presumibilmente avvenire nel 2010.

Per coinvolgere il più possibile tutti coloro che sono interessati al tema della responsabilità sociale, il processo di definizione della ISO 26000 prevede l’attiva partecipazione dei rappresentanti di ben sei categorie di stakeholders: imprese, governi, lavoratori, consumatori, organizzazioni non governative e altri.

Contrariamente alle norme ISO 9000 e ISO 14000, la ISO 26000 non costituirà sistema di gestione e non sarà certificabile.

Concludiamo rimandando al link UNI per un aggiornamento die lavori in corso sull'argomento.
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Stefania - Staff di QualitiAmo

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MessaggioInviato: Mer Mag 28, 2008 1:32 pm    Oggetto: Rispondi citando

grazie mille per l'ottima spiegazione e approfondimento.
:-)
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