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QualitiAmo - Stefania Moderatore

Registrato: 16/09/07 18:37 Messaggi: 26638
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Inviato: Lun Lug 18, 2011 4:16 pm Oggetto: Il lavoro dei sogni? Una grande azienda italiana |
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(Fonte: La Stampa)
Vorrebbero restare e trovare un lavoro in Italia, puntando sul curriculum per conquistare una posizione adeguata; preferirebbero decisamente lavorare in una multinazionale o in una grande azienda italiana, che offrisse
loro buone possibilità di carriera; sono disposti a un percorso che prevede impegno e volontà, anche se non sono disponibili a sacrificarsi come
hanno fatto i loro genitori.
È questa l’immagine dei giovani laureati italiani, come emerge dalla ricerca realizzata dall’Istud sulla Generazione Y.
Le evidenze preliminari dell’Osservatorio permanente su giovani emondo del lavoro dell’Istud, che qui anticipiamo (verranno presentate il 19 ottobre
a Milano) confermano la nuova sfida che le imprese dovranno affrontare, quando faranno i conti col “generation mix”, vale a dire la gestione della convivenza di culture e motivazioni diverse a seconda dell’età delle persone. Lo rivelano i dati su un campione di 1.190 giovani (l’80% dei questionari), con un’età media di 25,2 anni, per due terzi laureati
in discipline scientifiche, due su tre dei quali vivono ancora nella famiglia di origine.
Un giovane su due alla fine del primo percorso di studi cerca un lavoro in Italia (52,1%), una fetta significativa continua l’investimento in formazione (master, specialistica, ecc.), ma solo poco più di uno su dieci è orientato a cercare un lavoro all’estero (11,8%).
Potendo scegliere, un giovane laureato su due sceglierebbe di lavorare
in una grande impresa (50,3%), multinazionale (31%) o italiana (19,3%). In seconda posizione, poco meno di un giovane su 4 sceglierebbe di lavorare
in proprio, in un’attività imprenditoriale o in una libera professione, mentre le altre opzioni si distribuiscono tra settore pubblico (11,7%), piccole
imprese (7,3%) e terzo settore (7,2%).
Mentre si rivelano competenti e determinati sulle preferenze professionali, i giovani laureati appaiono più sperduti e smarriti sugli strumenti da utilizzare
nella ricerca del lavoro.
Emerge con forza, ma anche con qualche malinconia, sopra tutti l’invio diretto e spontaneo del curriculum alle aziende (68,2%), che come sappiamo rischia di finire nel cestino, vista la qualità media delle
compilazioni e la quantità di cv che arrivano nelle imprese, che non riescono a farsi notare con un guizzo e con un differenziale.
Poco utilizzati i servizi di placement (24,2%), le agenzie per il lavoro (19,4%) e le fiere del lavoro (17%).
Per avanzare nel lavoro, i giovani ritengono di dover puntare su impegno e volontà (53,9%) e su competenza e merito (53,5%). Seguono adattività
e curiosità. Alle raccomandazioni e alla fortuna i giovani assegnano solo il 7%.
I giovani pensano di essere più curiosi (93,2%), più aperti (92,5%) e più informati (85,5%) di mamma e papà; più consumisti (67,5%) ma meno soddisfatti (58,6%) e più individualisti (68,1%). Sono più orientati alle tecnologie,ma a volte hanno problemi di rapporto con le persone e con la realtà. |
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