Il forum sulla Qualità di QualitiAmo

[QualitiAmo - Stefania]

Non è un Paese per donne? Così sembrerebbe, almeno se si parla di lavoro.

Ecco l'articolo tratto da: "la Repubblica" dove se ne parla.

[FraM]

Purtroppo no.
O meglio, finché avevo meno di 30 anni non ho mai sentito il problema della discriminazione, non solo per esperienze personali, ma anche osservando altre donne nel mondo del lavoro.
Il problema grande arriva quando è più "forte" il "pericolo" di maternità.
A quel punto non c'è speranza di essere considerate al pari di un uomo.

[Guerra]

Oggi da parte dell'imprenditore c'è paura nell'assumere chiunque.
Purtroppo quando è "costretto" ad assumere sceglie l'uomo che gli garantisce almeno la presenza. Lungi da me fare un discorso maschilista, ma è un fatto da valutare anche questo in periodo di crisi. E' comprensibile, forse non giustificabile.

[FraM]

Si si, è vero, anche se lo subisco è un ragionamento che comprendo. Investire in una risorsa che magari appena assunta sta fuori più di un anno per maternità (perché spesso capita così) porta a condizionare le scelte di un datore di lavoro.
Anche se ho visto amiche sentirsi rifiutare un lavoro perché un figlio (piccolo) già lo avevano e altre licenziate perché si erano assentate per una malattia del bambino.
E' la società che non è adeguata secondo me, e forse, come in tante altre cose, ci dovrebbe essere un supporto maggiore da parte dello stato.

[Guerra]

Condivido: è la società che non è adeguata, è l'economia che non è più "umana"; si è trasformata in un mostro che produce senza domanda, che consuma energie ed energie vitali.
Ovviamente non volevo difendere tutti gli imprenditori, ci sono tanti furfanti. Il mio voleva essere un pensiero con un minimo di logica.

[QualitiAmo - Stefania]

Per questo bisognerebbe fare politiche serie per affrontare situazioni come queste.
Ovvio che la "colpa" non possa essere dell'imprenditore ma non è neppure della donna.

La condizione del lavoro femminile in Italia è da sempre quello che è e, per cambiare completamente argomento, sto trattenendo i conati di vomito da stamattina nel leggere su TUTTI i giornali che "Samatha è nello spazio". Samantha...non Samatha Cristoforetti o il colonnello Cristoforetti.
Ma perché, allora, Guidoni e non Umberto nei titoli di qualche tempo fa?

Ecco, noi siamo questo Paese qui. La nostra cultura del lavoro femminile è questa. Una può andare nello spazio dopo essere stata selezionata tra migliaia di altri candidati ma riceverà sempre le battute sessiste di sedicenti giornalisti che si chiedono se debba poi anche parcheggiare l'astronave (letta oggi su Twitter, sigh...)

[Guerra]

E' la prima astronauta italiana. Il nome (e basta) la rende una di noi, non il colonnello o la professionista chichessia. Una di noi. Una donna italiana.
Da maschio la notizia non mi irrita, mi inorgoglisce; il suo sorriso solare mi piace. Non facciamo sempre polemica...

(la battuta è divertente)

[QualitiAmo - Stefania]

Oh sì, hai ragione. Chi non ricorda i titoli "Jurij nello spazio"? Hanno riempito per giorni i giornali...

La battuta non è divertente, è idiota e se l'avessero fatta altri in Italia li avrebbero crocifissi...

[Guerra]

La battuta è fuori luogo, se integrata in un articolo serio.
nel web ci può stare; un giornalista non può farla.
Sulla parte seria abbiamo due modi diversi di leggere la stessa notizia. Forse il mio molto più ingenuo. Lo preferisco però.

[Slender Man]

[Guerra]

Sarà che io sono ingenuo... però a questo punto

[Slender Man]

[Slender Man]

[Guerra]

Condivido quanto dici, ma non assolvo l'imprenditore (generalizzato).
Spesso è il primo evasore e spesso è "maschilista".
Un imprenditore cerca di far soldi, è ovvio, non è un ente benefico; è criticabile nel modo in cui li fa.

[QualitiAmo - Stefania]